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Per una storia unitaria dei Campi Flegrei. Le fonti "trascurate" nel nuovo saggio di Gea Palumbo

Per una storia unitaria dei Campi Flegrei

Comunicati stampa

Mercoledì 11 dicembre, alle ore 18 nella sala “Rosa del Vento” della Fondazione, in via Arpi 152 a Foggia, si terrà la presentazione del nuovo saggio della professoressa Gea Palumbo intitolato “Ricominciamo dai nomi, dai miti e dalle fonti nei secoli” (Fioranna edizioni, 2024).

Dopo i saluti del presidente della Fondazione, Aldo Ligustro, dialogherà con l’autrice il consigliere d’amministrazione della Fondazione, Gianfranco Piemontese.

Il volume
Il saggio della professoressa Palumbo nasce dal desiderio di ridare giusta visibilità non solo a ben note fonti antiche ma anche a fonti che nei secoli hanno continuato a parlare dei Campi Flegrei, consentendo che non si spezzasse il filo della narrazione; fonti preziose che raccontano Baia brulicante di vita divenire una terra desolata con teschi di soldati sulla spiaggia, o Cuma al principio del ‘700 con un’immagine onirica e al contempo più reale di quante ne potremo ricostruire al computer, un’immagine che gli antichi non videro mai, ma che nei secoli in cui la città continuò a vivere in una desolata palude, videro i viaggiatori solitari innamorati dell’antico. O ancora, quando fonti come le incisioni di una straordinaria Eneide del XVI secolo raffigurano Cuma come luogo di congiunzione tra la storia di Creta, scolpita da Dedalo sul tempio di Apollo, e quella di Roma mostrata da Anchise a Enea nei Campi Elisi.

Infatti un’altra ragione per riscoprire il grande patrimonio di fonti che vengono dai libri a stampa tra XVI e XIX secolo sono le immagini che come occhi attenti alle mutazioni del paesaggio, ne raccontano la storia. Fonti antiche che ricordano i miti in cui i nomi di queste terre sono legati a dei ed eroi. Fonti medievali che cambiano quei nomi e mutano Virgilio in un mago e la Sibilla in una cristiana profetessa. Fonti moderne in cui tutto è visto attraverso il filtro dell’antico e lo spessore del tempo.

L’autrice
Gea Palumbo è nata a Napoli e lavora a Roma, dove insegna Storia e Iconografia presso l’Università degli Studi Roma Tre. Autrice di numerosi saggi, ha fatto parte della Commissione su Genere, generazione e culture delle differenze presso il Ministero per le Pari Opportunità e del Direttivo della Società Italiana delle Storiche. Specializzata in archivistica, paleografia e diplomatica, dottore di ricerca in Storia della famiglia e dell’identità di genere, si occupa di storia sociale e religiosa con un’attenzione particolare alle problematiche di genere. Come esperta di storia religiosa e studi di genere ha partecipato a seminari e convegni organizzati dalla RAI-Radiotelevisione italiana, prendendo parte a varie trasmissioni radiofoniche e televisive. Tra le sue pubblicazioni si segnalano: “Giubileo, Giubilei. Pellegrini e pellegrine, riti, santi, immagini per una storia dei sacri itinerari” (Eri-Rai, Roma 1999, menzione di merito del Premio Internazionale Ostia); “L’esile traccia del nome. Storie di donne, storie di famiglie in un’isola del napoletano
tra età moderna e contemporanea” (Napoli, Liguori 2001); “Le porte della storia. L’età moderna attraverso antiporte e frontespizi figurati” (Viella, 2012); “Centane. Casi di donne. Sguardo poetico e disincantato sull’universo femminile” (Aracne, 2018).