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Dal Bauhaus al mare, da Berlino a Milano. In occasione del centenario del Bauhaus

Dal Bauhaus al mare, da Berlino a Milano

Comunicati stampa

Dal 10 al 26 settembre 2019, l’Istituto italiano di cutura di Berlino ospiterà la mostra antologica “Alfredo Bortoluzzi. Dal Bauhaus al mare. Opere su carta 1924-1995”. L’iniziativa, frutto della collaborazione tra la Fondazione dei Monti Uniti di Foggia e l’Istituto italiano di cultura della capitale tedesca, è promossa nell’ambito delle celebrazioni del centenario della istituzione del Bauhaus, che nell’anno in corso sta coinvolgendo tutte le più importanti istituzioni culturali tedesche.

La mostra sarà inaugurata martedì 10 settembre 2019, alle ore 19, dal direttore dell’Iic di Berlino, Luigi Reitani, dal presidente della Fondazione dei Monti Uniti, Aldo Ligustro, dal co-curatore del Fondo Alfredo Bortoluzzi, Guido Pensato, e da Stefan Nienhaus, docente di letteratura tedesca presso l’Università degli Studi di Foggia.

Dall’11 ottobre, invece, l’antologica si trasferirà presso l’Università Cattolica di Milano, nei prestigiosi chiostri dell’ateneo meneghino, dove resterà in allestimento fino al 1 novembre 2019.

“Con le mostre di Milano e Berlino – dichiara in una nota il presidente Aldo Ligustro – la Fondazione ha raggiunto un risultato molto importante sotto molteplici punti di vista. È innanzitutto un motivo di grande soddisfazione l’aver catturato l’attenzione degli addetti ai lavori per il Fondo Alfredo Bortoluzzi anche al di fuori del nostro territorio, sia in Italia che all’estero, e prendere parte alle celebrazioni tedesche per il centenario del Bauhaus, avvenimento molto sentito in tutta la Germania, da cui non poteva mancare uno dei pochissimi discepoli italiani di questa prestigiosa scuola d’arte e d’architettura. Altrettanto lusinghiero è l’interesse mostrato dall’Università Cattolica di Milano ad ospitare la mostra e a tributare così un giusto omaggio ad un artista che in questa città ha vissuto alcune delle esperienze più significative del suo percorso umano e professionale.

Questa doppia mostra – continua il presidente della Fondazione – rappresenta un traguardo storico per il Fondo Alfredo Bortoluzzi (il “gioiello” più prezioso del tesoro artistico in possesso della Fondazione), curato da Gaetano Cristino e Guido Pensato; traguardo che giunge al culmine di un lungo e intenso lavoro di studio, catalogazione ed esposizione del corpus di opere –più di millepezzi tra dipinti, disegni e acquerelli su carta, incisioni, documenti e foto – acquisito dalla Fondazione nel 2008.

Questa operazione si colloca peraltro nell’ambito di un più ampio filone di attività intraprese dalla Fondazione per la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale locale nei suoi collegamenti internazionali. Si pensi – ricorda Ligustro -, solo per restare in tema di rapporti con la Germania, al lavoro condotto su altri due “tedeschi garganici”, Beuys e Voss, avviato su iniziativa dell’allora presidente della Fondazione Francesco Andretta e portato avanti dal mio predecessore, Saverio Russo. Non si tratta, però, di un punto di arrivo finale. Al contrario, questi prestigiosi allestimenti aprono nuovi orizzonti, suggeriscono nuove prospettive per una stabile collaborazione con una rete europea di istituzioni culturali (un impegno che, nelle nostre intenzioni, dovrà in futuro coinvolgere anche la città tedesca di Göppingen, gemellata con Foggia), e, al contempo, offrono una formidabile occasione per la promozione del nostro territorio non solo sul piano culturale, ma anche riguardo alle sue bellezze naturali e attrattive turistiche. Sotto questo profilo, va sottolineato come la mostra di Berlino sarà supportata dalla associazione “Apulier in Berlin” (Pugliesi a Berlino), che si attiverà per consentire una maggiore divulgazione, nella capitale tedesca, sia dell’esposizione allestita presso l’Ambasciata italiana, sia, appunto, delle varie attrattive della provincia di Foggia, mentre a Milano studenti della Cattolica provenienti dalla provincia di Foggia saranno impiegati per visite guidate alla mostra.

La spinta ad estendere verso l’esterno e a “internazionalizzare” le iniziative culturali della Fondazione è stata fornita proprio dall’unicità della vicenda personale dell’artista, Alfredo Bortoluzzi. Nato in Germania da genitori italiani – spiega il presidente della Fondazione -, il promettente allievo di Albert, Schlemmer, Klee e Kandinskij al Bauhaus di Dessau, dopo una serie di interminabili peripezie, si stabilisce a Peschici negli anni ’50. Le suggestioni di questo splendido paese arroccato sul promontorio del Gargano, nella multicolore Capitanata, un luogo a metà tra il magico e il mistico, influenzeranno per sempre la sua produzione artistica, senza tuttavia fargli perdere i legami con la ribalta internazionale. A tal proposito, è significativo che sia proprio Berlino la prima città che ne ha consacrato il successo sul piano professionale e l’ultima in cui egli ha vissuto prima di lasciare la Germania. Vi “ritornerà” finalmente a settembre, seppur per poche settimane, per celebrare, insieme ai suoi antichi maestri, il centenario del Bauhaus. Una ricorrenza che peraltro cade nello stesso anno in cui la Fondazione dei Monti Uniti di Foggia compie venticinque anni di attività sul territorio e il Fondo Alfredo Bortoluzzi dieci anni dalla sua costituzione.

Per averci consentito di onorare questa triplice ricorrenza con una operazione di così alto profilo – conclude Aldo Ligustro -, vanno rivolti i più sentiti ringraziamenti ai nostri partner: in particolare, al direttore dell’Istituto italiano di Cultura di Berlino, il prof. Luigi Reitani, al rettore e al direttore amministrativo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, il prof. Franco Anelli e il dott. Mario Gatti, e a tutti i loro collaboratori”.

“Con questa antologica – spiegano i curatori Gaetano Cristino e Guido Pensato – si intende far conoscere, nella ricorrenza del centenario del Bauhaus, la complessità e l’originalità dell’opera di Alfredo Bortoluzzi, attraverso un percorso che dagli anni della formazione, dapprima presso l’Accademia di Belle Arti della sua città natale e poi alla scuola Bauhaus di Dessau, dove ebbe come Maestri Albers, Klee, Kandinskij e Schlemmer, giunge, con l’intervallo dell’attività di ballerino e coreografo, fino all’approdo, negli anni Cinquanta, a Peschici, sul Gargano, dove riprende la sua attività di pittore portando a maturazione i suoi registri espressivi e il suo linguaggio poetico. Le opere esposte saranno circa cento, in un percorso che riconduce sinteticamente ad unità i segmenti fino ad oggi esplorati, raccogliendoli attorno ad un nucleo consistente di lavori che l’Artista teneva riservati per sé, alle pareti della sua casa: il Bortoluzzi di Bortoluzzi”.

Alfredo Bortoluzzi (Karlsruhe, Germania, 1905 – Peschici, Foggia, 1995), pittore, ballerino e coreografo, nasce in Germania da genitori italiani. Frequenta dapprima l’Accademia di Karlsruhe e quindi, dal 1927 al 1930, il Bauhaus, a Dessau, dove ebbe come maestri Wassilij Kandinskij, Joseph Albers, Oskar Schlemmer e soprattutto Paul Klee, di cui divenne molto amico e che influenzò particolarmente la sua concezione della pittura come “gioco con le cose ultime”. Tiene la sua prima mostra a Berlino, nel 1930. Sempre a Berlino espose nel 1931 alla Galleria Flechtheim, insieme ai suoi maestri. Nel 1933 partecipa alla Mostra degli artisti del Bauhaus a Düsseldorf, ma la collettiva viene vietata e sequestrata dai nazisti. Esule a Parigi, Bortoluzzi si dedica prevalentemente al balletto classico occupandosi delle coreografie e delle scenografie. Apprezzato per questa sua attività dapprima in Francia e, nel dopoguerra, anche nei maggiori teatri della Germania di Bonn, Bortoluzzi ritorna comunque alla pittura. È protagonista tra l’altro della rassegna 50 Jahre Bauhaus itinerante per il mondo. Nel 1946 espone ad Heidelberg alla Mostra degli artisti proibiti dai nazisti (con Klee, Kandinskij ed altri). Nel 1947 tiene una personale alla Kunstverein di Karlsruhe. Altre personali organizza a Baden-Baden nel 1948, a Colonia nel 1950, ad Essen nel 1954. Nel 1958, benché abbia ormai un mercato internazionale al più alto livello e la consacrazione dei maggiori critici europei, sceglie di vivere sulla Montagna del Sole, sull Gargano, a Peschici, trovando nello scenario garganico non solo una fonte inesauribile di ispirazione ma soprattutto “un approdo determinante ai fini della elaborazione del suo linguaggio maturo”.

Il centenario del Bauhaus
Nel mese mese di aprile 2019 sono iniziate le celebrazioni per il centenario del Bauhaus, la cui fondazione nel 1919 portò alla nascita della prima facoltà di arte, artigianato e design che dettò i principi di una nuova metodologia per l’architettura e design moderno. Il fondatore della scuola, Walter Gropius, nacque a Berlino nel 1883 e dopo aver compiuto gli studi a Monaco, diventa allievo nel 1908 di Peter Behrens assieme a Ludwig Mies van der Rohe. Una generazione di progettisti che avevano in comune la forte ambizione di voler mutare radicalmente la figura dell’architetto nella società, da semplice progettista di edifici a intellettuale aggiornato in grado di intervenire consapevolmente nell’universo delle forme, dando vita alla figura del designer: il versatile e multiforme disegnatore della realtà. Finita la grande guerra nel 1919, a 36 anni, l’architetto crea a Weimar la Staatlitches Bauhaus dall’unione dell’Accademia di belle arti con la Scuola di Arti e Mestieri, un esperimento innovativo nel campo dell’architettura, una scuola democratica alla quale potevano accedere tutti i cittadini a partire dall’età di 17 anni senza nessun limite. L’obiettivo promosso da Gropius era quello di far diventare il Bauhaus l’istituzione più influente attraverso una metodologia di lavoro in stretta collaborazione tra teoria e pratica, in maniera interdisciplinare, e collaborando con docenti di prestigio come Paul Klee e Wassily Kandinsky. Nel 1932 la Bauhaus si sposta a Berlino e l’anno successivo, dopo innumerevoli pressioni del nazismo, verrà chiusa dal governo perché espressione di tendenze internazionaliste; così gran parte degli studenti vengono arrestati e parte degli artisti, soprattutto architetti, vengono accolti negli Stati Uniti.
Le mostre saranno accompagnate da un prezioso catalogo ristampato per l’occasione sia in italiano che tedesco.

La foto utilizzata per la campagna di comunicazione è di Mimmo Attademo.