Gli uffici della Fondazione e la galleria di via Arpi resteranno chiusi per la pausa estiva dal 5 al 25 agosto 2023. Buone vacanze!
Open
X

Herbert Voss e il Gargano, presenza e memoria. Inaugurazione sabato 31 ottobre ore 18

Herbert Voss e il Gargano, presenza e memoria

Comunicati stampa

Sarà inaugurata sabato 31 ottobre 2015 alle ore 18, nella sede di via Arpi 152, la mostra Herbert Voss e il Gargano, presenza e memoria, organizzata dalla Fondazione Banca del Monte di Foggia.

«Con questa esposizione dedicata a Herbert Voss -ha scritto il prof. Saverio Russo, presidente della Fondazione Banca del Monte di Foggia, nel catalogo che accompagna la mostra- si completa il trittico degli artisti tedeschi cui la Fondazione ha riservato, negli ultimi anni, ricerche, cataloghi e una o più mostre. Da quella su Beuys, alle cinque (una sesta è programmata per gennaio 2016) su Alfredo Bortoluzzi, tedesco di nascita e di formazione, ma di origini italiane, all’ultima, dedicata al meno noto Voss, abbiamo inteso documentare, con un lungo lavoro di ricerca, il percorso umano ed artistico che portò uomini diversi per formazione e cifra stilistica in Capitanata e sul Gargano». La mostra antologica di Voss, che ha richiesto anni di preparazione e ricerche, dopo il primo input venuto da Matteo Accarrino, presenta sessantasei opere, tra acquerelli, oli, tecniche miste, vernici e dietro vetro dell’artista tedesco, e se pure, prosegue Russo, «per le ragioni più varie, non ha potuto contare sulla disponibilità di molti collezionisti, è certamente la più completa organizzata in tutti questi anni trascorsi dalla sua morte, avvenuta nel 1971».

Tre i curatori della mostra e del relativo catalogo, Stefan Nienhaus, Guido Pensato e Gaetano Cristino. Il primo ha ricostruito le vicende private e professionali dell’artista (Schöningen, 1913 – Berlino, 1971) nonostante la scarsità di documenti. «Nel caso di Herbert Voss -scrive Nienhaus- i documenti inconfutabili sono pochissimi, e buona parte della ricerca sulla vita e sulle attività deve necessariamente far ricorso alle testimonianze di amici e ai ricordi delle persone che lo hanno conosciuto e ne hanno conservato un’immagine a tanta distanza dal vissuto». Certo è che la parte più documentata della vita dell’artista è quella relativa al suo periodo pugliese. E particolarmente agli anni in cui visse a Monte Sant’Angelo dove inizia una stagione di grande produttività e speranze. Guido Pensato ha esplorato invece “la storia umana e creativa” dei tre artisti tedeschi che maggiormente hanno intrecciato la loro esistenza con la Capitanata e il Gargano, Joseph Beuys, Alfredo Bortoluzzi ed Herbert Voss. «Alla metà del secolo scorso -dice Pensato- come per secoli e ancora oggi, presso la società dei viaggiatori, dei visitatori e dei turisti colti, il Gargano rinvia ai simboli, ai valori, alle immagini che esso ha evocato nelle opere del passato: a quelli della storia religiosa e artistica, delle storie narrate da studiosi e artisti e di quelle costruite, custodite e trasmesse dalla cultura popolare. Di questo Beuys, Bortoluzzi e Voss saranno, qui e altrove, in modi e con esiti diversissimi, testimoni e protagonisti». All’analisi critica dell’opera di Voss ha provveduto a sua volta Gaetano Cristino, per il quale le opere di Voss «sono espressive delle profonde inquietudini che agitavano la coscienza degli artisti, e soprattutto degli artisti tedeschi, negli anni del dopoguerra. Esse testimoniano infatti di un artista di grande sensibilità e talento, che padroneggiava molte tecniche, le cui creazioni esplorano a un tempo due mondi meravigliosi, il mondo reale e quello interiore, spesso collocandosi in maniera originale al loro crocevia».

Oltre ai saggi dei curatori, il catalogo contiene anche testimonianze e ricordi di Matteo Accarrino, Antonietta Notarangelo, Pasquale Armillotta, Giuseppe Azzarone, Giovanni Piemontese, ed un’antologica di scritti di e su Herbert Voss.

La mostra rimarrà aperta fino al 5 dicembre 2015 con i seguenti orari: dal lunedì al sabato: 9-12,30: 17-20.

Note biografiche (La scheda è tratta da Wikipedia. I dati esposti -essendo stati inseriti a cura della Fondazione Banca del Monte di Foggia-, sono tutti frutto di studi accurati e, dunque, affidabili).

La formazione
Herbert Voss nacque l’11 maggio 1913 nella Germania centro-settentrionale, a Schöningen, nel land della Bassa Sassonia. Dopo la formazione iniziale nel paese natale, frequentò a Braunschweig la scuola serale della “Meisterschule des deutschen Handwerks” – poi trasformata nell’attuale Accademia d’arte – perfezionando il suo naturale talento nel disegno nel corso del pittore Heinrich Königsdorf. Le sue opere, in questa fase, sono caratterizzate «dall’ansia di esprimere in colore e in forme espressionistiche la sua sensibilità, la sua irruenza irrazionale. […] Egli spontaneamente fa ricorso alla violenza delle deformazioni e alla forza del colore, assunta in funzione non naturalistica, ma emozionale».

L’esperienza della guerra
Nel 1938 fu chiamato a prestare il servizio militare. L’anno dopo scoppiò la Seconda Guerra Mondiale e per tutti i cinque anni della guerra, Voss combattè in prima linea, guadagnandosi prima i gradi di sottotenente e ottenendo, poi, il comando di un battaglione di carri armati.

Le prime mostre
Dopo la guerra, nel 1946, si stabilì a Wingst – paesino situato all’interno di un parco nazionale nei pressi di Amburgo – dedicandosi sia alla didattica che ad una nuova ricerca pittorica. In quel periodo Voss scelse il tema paesaggistico, maturando uno stile tutto personale nella realizzazione di soggetti per cartoline artistiche. In un opuscolo dell’epoca gli fu affidata la descrizione della flora e della fauna della regione in cui risiedeva. Ben presto iniziò ad esporre le proprie opere, prima ad Amburgo, poi in altre città tedesche. Nel 1955 fu costretto, per motivi economici, a trasferirsi nel Bacino della Ruhr e trovò un impiego come disegnatore industriale. Per molti anni ideò giocattoli per bambini, attività nella quale poté dare in parte sfogo alla sua vena artistica. Nel contempo proseguì l’attività pittorica.

Il trasferimento a Monte Sant’Angelo
Nel gennaio del 1960 venne incoraggiato a visitare il Mezzogiorno d’Italia da un’amica che faceva parte dell’Associazione “Amici della Germania” di Bari. Grazie a questo sodalizio, nel settembre successivo, l’artista allestì nel capoluogo pugliese una mostra presso Istituto Tecnico “Giulio Cesare” che non ebbe molto successo. Sempre su invito dell’amica, che si era trasferita a Monte Sant’Angelo per motivi di lavoro, visitò l’affascinante centro garganico. Voss attraversava un periodo difficile, dal punto di vista personale: era in corso la causa di divorzio dalla moglie. Rimase subito conquistato dalla schiettezza dell’ambiente umano, dalle millenarie testimonianze storiche ed artistiche e dalla varietà di panorami e colori offerti dal promontorio pugliese, per cui si non esitò a stabilirsi a Monte Sant’Angelo. Circondato dall’affetto dei molti amici che aveva incontrato sul posto, grazie al loro aiuto organizzò numerose mostre nelle cittadine del Gargano (a Manfredonia, San Giovanni Rotondo, Vico del Gargano, Rodi Garganico, San Menaio, Mattinata e San Marco in Lamis) oltre che a Lucera e in altri centri pugliesi. La prima esposizione, nell’aula magna del Liceo Classico di Monte Sant’Angelo, fece registrare un grande apprezzamento: tante – ben oltre le aspettative dell’autore e degli organizzatori – furono le opere acquistate dai visitatori. Le condizioni economiche di Voss non erano floride: il suo reddito era assicurato solo dalle vendite dei dipinti che, però, non avevano sempre il “mercato” assicurato in occasione delle periodiche mostre. Raramente e con grande difficoltà, a causa del suo irriducibile orgoglio, gli amici riuscivano a fargli accettare qualche sovvenzione, spesso celata dietro complicati artifici. L’artista si era sistemato alla meglio in una casa di campagna, a qualche chilometro dal centro abitato. In questa spartana dimora visse per oltre cinque anni, allietato dalle frequenti visite dei tanti estimatori italiani.

Il ritorno in Germania
Le difficoltà economiche e il peggioramento delle condizioni della sua salute – causate dalla trascuratezza e dalle privazioni cui era costretto per lunghi periodi – costrinsero Voss a tornare in Germania, nel 1966, per trovare un’occupazione che gli procurasse un reddito e condizioni di vita più dignitose. Aveva anche scritto e cercato di pubblicare, senza successo, racconti e qualche breve romanzo. A Berlino Voss accettò un posto di guardiano notturno in un grande magazzino, a fronte di un salario molto modesto. Nelle lunghe ed estenuanti ore di lavoro, trovava anche modo di studiare: si era iscritto all’Università per completare la sua istruzione superiore. Sempre restava viva in lui la speranza di poter ritornare a Monte Sant’Angelo.

Gli ultimi anni e la morte
Intanto, la sua salute peggiorava: nel gennaio 1970 fu ricoverato in una clinica per malati di cuore ad Helmstedt. In aprile si recò a trascorrere un periodo di convalescenza presso l’anziana madre a Schöningen, ma alla fine dell’anno anche quell’unico affetto che gli era rimasto gli venne meno, a causa della morte della donna. Nell’estate del ‘70 Voss visitò per l’ultima volta Monte Sant’Angelo: apparve agli amici molto debole e stanco. Si disse anche molto sfiduciato e deluso di dover vivere in un ambiente, come quello di Berlino, che gli appariva indifferente o insensibile all’arte, orientato com’era – a suo giudizio – soprattutto alla cura dei beni materiali. Tornato a Berlino, partecipò con le sue opere a diverse mostre e preparò un’antologica personale, che avrebbe dovuto svolgersi nel 1971, ma la sorte gli fu avversa: il 30 marzo di quell’anno venne ricoverato d’urgenza per problemi cardiaci in ospedale dove spirò lo stesso giorno. Fu sepolto a Berlino, nel cimitero Parkfried di Neukölln.