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Collezione della Fondazione, acquisiti tre inediti del De Mura. La presentazione ufficiale sabato 1 ottobre

Collezione della Fondazione, acquisiti tre inediti del De Mura

Comunicati stampa

Nel corso dell’ultima seduta, il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Banca del Monte di Foggia ha deliberato l’acquisto di tre tele realizzate da Francesco De Mura, il celebrato pittore napoletano che lasciò tracce della sua attività anche a Foggia, come testimonia La Moltiplicazione dei pani, la tela gigantesca custodita nella Basilica Cattedrale del capoluogo.

In particolare si tratta di tre oli su tela, inediti ed in ottimo stato di conservazione: una coppia di opere “giovanili” databili intorno al 1720, San Giuseppe con il bambino e San Giovanni Battista (entrambi cm. 113×100) ed un dipinto di età matura, realizzato nel 1760 circa, intitolato Apparizione del Crocifisso a Santa Elisabetta d’Ungheria (cm 160×110).

Le opere, che saranno ufficialmente presentate il prossimo sabato 1 ottobre 2016 in occasione della Giornata delle Fondazioni, resteranno in esposizione permanente presso la sede di via Arpi, dove saranno fruibili da tutti i cittadini foggiani gratuitamente.

I tre dipinti, acquisiti da un collezionista privato ed autenticati dal grande esperto del pittore napoletano, il professor Nicola Spinosa, andranno ad incrementare il cospicuo patrimonio di opere d’arte della Fondazione Banca del Monte di Foggia, una collezione che ormai conta un numero importate di opere di autori locali, nazionali ed internazionali.

Francesco De Mura (Napoli, 1696 – 1782)

Figura di spicco del tardo-barocco, con il suo vivace cromatismo fu un importante modello per le successive generazioni di pittori napoletani. Allievo prediletto di Francesco Solimena, frequentò la sua bottega dal 1708, quando vi entrò non ancora dodicenne restandovi fino al 1730. Durante questo periodo realizzò le prime opere degne di nota fortemente influenzate dallo stile del maestro, come il Cristo crocifisso con san Giovanni  per la chiesa di San Girolamo delle Monache a Mezzocannone (1713 ca). Dalla fine del terzo decennio cominciò a sviluppare uno stile autonomo, evidente nell’importante commessa realizzata per la chiesa di santa Maria Donnaromita, per la quale dipinse tra il 1727 e il 1728 undici tele, dieci Virtù e un’Adorazione dei Magi. Dopo un breve soggiorno torinese, all’inizio degli anni Quaranta tornò a Napoli e probabilmente in questi anni, dipinse la splendida Allegoria delle arti del Louvre. Dalla morte di Solimena (1747), fu considerato il pittore più importante di Napoli fino alla morte sopraggiunta il 19 agosto del 1782. Secondo le sue ultime volontà fu sepolto nella chiesa del convento di San Pasquale a Chaia.

San Giuseppe con il Bambino – San Giovanni Battista

Le due opere documentano quella fase dell’attività ancora giovanile di De Mura, durante la quale l’artista, che era stato tra gli allievi prediletti e di maggior successo di Francesco Solimena agli inizi del Settecento, mostra ancora segni evidenti di dipendenza dai modelli del maestro del periodo 1720. La coppia si accosta ai tondi con mezze figure di apostoli e santi nella basilica napoletana di Santa Restituta, degli avanzati anni Venti, e al Sant’Antonio con bambino della Quadreria dello stesso Pio Monte a Napoli.

Apparizione del Crocifisso a Santa Elisabetta d’Ungheria

Per le peculiarità stilistiche che lo avvicinano ad altre sue composizioni degli stessi anni, il dipinto si colloca nell’avanzata maturità del De Mura, quando l’anziano pittore, pur non rinunciando all’uso di materie cromatiche rischiarate e preziose dei dipinti datati nel decennio precedente, si accostò ulteriormente alla recenti tendenze del classicismo romano, attraverso le quali veniva filtrata – come nel caso di questa visione ed estasi di Santa Elisabetta all’apparire di Gesù Bambino – ogni residua suggestione per modelli passati del barocco romano. La tela, forse destinata ad un oratorio privato non identificabile, si colloca, per levità di rischiarate stesure cromatiche, in stretta vicinanza al Sant’Agostino della chiesa di Santa Caterina da Siena ed a Santa Chiara col Crocifisso, databili agli inizi degli anni sessanta del secolo.