Prosegue l’attività espositiva della Fondazione dei Monti Uniti dedicata ai grandi maestri del nostro territorio. Sabato 9 marzo 2019, alle ore 18 presso la galleria della Fondazione, in via Arpi 152 a Foggia, sarà inaugurata la personale “Mario Raviele. 50ANNIDARTE”, che comprende oltre novanta opere tra dipinti su tela, disegni, crete color, plurimaterici, installazioni e sculture, realizzate dal maestro di Vitulano in cinquant’anni di attività artistica.
“Anche se campano di origine – ha scritto nella introduzione al catalogo il Presidente della Fondazione, prof. Aldo Ligustro – egli è come noto da lunghissimo tempo foggiano d’adozione. La sua prima mostra a Foggia si tenne infatti nel 1978, nella Sala Grigia del Palazzetto dell’Arte. La più recente si è svolta invece nel 2016 presso la sede centrale dell’Università, in via Gramsci; ed è in questa occasione che ho personalmente avuto modo di apprezzare per la prima volta le straordinarie qualità del Maestro attraverso i 20 quadri e le sculture esposte col titolo ‘De-figurazioni urbane’. Sono estremamente lieto che la Fondazione abbia adesso la possibilità di onorare Mario Raviele con una personale di ancor più ampio respiro in grado di fornire una compiuta idea del suo lungo e complesso percorso artistico”.
Un percorso artistico caratterizzato non solo dall’attenzione alle più avanzate innovazioni del linguaggio dell’arte ma anche ai contenuti, alla dimensione sociale dell’espressione artistica. “Fin dagli esordi, infatti – ha detto il curatore della mostra, Gaetano Cristino – da quando era studente presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli e partecipava alle lotte per il rinnovamento della società e delle istituzioni, anche culturali, Mario Raviele ha praticato il campo di una ricerca sul linguaggio pittorico che fosse innovativa e superasse in termini problematici le comuni distinzioni antitetiche figurativo/non figurativo, al fine di realizzare forme e immagini, sintesi personale delle elaborazioni linguistiche più avanzate, che fossero comunque portatrici di senso e dessero corpo al grido di giustizia e di libertà proveniente dall’umanità più dolente ed emarginata. Le lotte per la libertà e l’uguaglianza – ha concluso Cristino -, l’attenzione alla condizione femminile, l’aspirazione a realizzare “l’utopia”, sono state espresse in maniera esemplare da Raviele lungo il corso di tutti questi anni con un linguaggio aggiornato che non ha mai prevaricato i contenuti”.
“Mi piace giocare con forme ambivalenti, composte-scomposte-ricomposte-sezionate-sovrapposte-defigurate-pensieri-emozioni-velature-trasparenze in cui ognuno percepisce la propria immagine”. Cosi Mario Raviele sintetizza la sua pittura ed in effetti il tema dell’ambiguità è l’elemento centrale e ricorrente della sua ricerca. Convinto che il nostro presente sia fortemente condizionato dalla piacevolezza di immagini che presentano una realtà falsa e ingannatrice e ne svela la doppiezza delle forme. Ecco quindi la loro scomposizione e de-figurazione. La tela diventa cosi teatro di una lotta drammatica tra opposti principi, tra il bene e il male, tra la realtà che opprime e l’utopia che libera, ma esprime anche tensioni più intime, esistenziali.
La mostra è corredata da un catalogo a colori di 116 pagine, edito da Effebiemme, che comprende, oltre ad un’antologia della critica e a un ricco apparato iconografico, testi di Gaetano Cristino, di Luigi Paglia e dello stesso Mario Raviele, che ha appuntato le motivazioni che hanno sostenuto la sua arte nel corso di cinquant’anni.
L’antologica rimarrà aperta fino al 6 aprile 2019, escluso i giorni festivi, osservando i seguenti orari: da lunedì a sabato, ore 10-13/17-20.
Mario Raviele è nato a Vitulano (BN) nel dicembre del 1947. È stato docente di arte e immagine, disegno e storia dell’arte. Foggiano d’adozione, ha frequentato nel capoluogo daunio il nascente Istituto d’Arte “Gustavo Perugini” ed ha poi completato gli studi artistici nel 1971 all’Accademia di Belle Arti di Napoli, corso di scenografia, dove ha avuto come docenti Emilio Notte, Giovanni Brancaccio, Domenico Spinosa, Giuseppe Capogrossi, Umberto Mastroianni e Nicola Spinosa. Sono gli anni della contestazione studentesca, cui Raviele partecipa attivamente perché anche le Accademie modifichino il loro ordinamento, fermo al 1923. Nel contempo la sua arte si concretizza in una figurazione carica di tutte le tensioni, sociali ed esistenziali, oltre che estetiche, del suo tempo. Durante la permanenza a Napoli partecipa a numerose collettive e rassegne d’arte e collabora con il teatro sperimentale di Mario e Marialuisa Santella, con la scuola di danza classica Valeria Lombardi a Posillipo e col “Centro-Teatro-Esse”. Dopo il ritorno a Foggia, inizia a dipingere opere, come ricorda egli stesso “con contenuti drammatici, forme spezzate e forti contrasti” con le quali riesce ad esprimere anche il proprio impegno sociale, civile e politico. Dopo una intensa attività espositiva in molte città italiane, per molto tempo si dedica quasi esclusivamente all’insegnamento, limitando la propria partecipazione ad eventi artistici. Questo “lavoro al margine” termina nel 2008 con un’importante antologica esposta a Palazzo Dogana, a Foggia, cui seguono numerosissime mostre personali, fino a quest’ultima, presso la Fondazione dei Monti Uniti di Foggia, che segna i suoi cinquant’anni di attività artistica.
Della sua opera si sono occupati, su quotidiani e periodici, Licinio Boarini, Salvatore Ciccone, Gaetano Cristino, Mirella Casamassima, Luigi Paglia, Guido Pensato, Giuseppe Quenzatti, Mario Ricci, Salvatore Lovaglio, Concetta Fioretti, Rossella Caso, Duilio Paiano, Filippo Formiglia, Corrado Guerra, Nico Baratta, Francesca Di Gioia, Gianni De Maso, Davide Grittani.
Con la mostra di Mario Raviele, partono ufficialmente le iniziative della Fondazione dei Monti Uniti dedicate ai 25 anni di attività sul territorio di Capitanata (1994-2019), che saranno accompagnate da un logo celebrativo pensato per questa storica ed importante ricorrenza, che sostituirà temporaneamente quello istituzionale, fino alla fine dell’anno.