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Il restauro de “La Deposizione”.

Il restauro de “La Deposizione”

Comunicati stampa, Multimedia

Martedì 21 marzo, presso la Cappella dell’Addolorata della Basilica di San Francesco a Lucera, è stato celebrato il ripristino della tela “La Deposizione” (340×220), importante dipinto recentemente restaurato granzie all’intervento della Fondazione.

L’opera, attribuita ad un autore ignoto e datata 1696, è stata recuperata dalla restauratrice Francesca Inglese.

Il dipinto ad olio su tela ( cm 340 x 220) , di committenza confraternale, denominato la Deposizione, è  ubicato lungo la parete destra dell’Oratorio dell’Arciconfraternita della S. Croce, SS.ma Trinità e Addolorata, attiguo alla basilica di San Francesco Antonio Fasani a Lucera.

Il restauro è stato promosso dall’Arciconfraternita lucerina, una delle fraternità medievali più antiche di Lucera,  ed eseguito dalla restauratrice Francesca Inglese. L’apporto fondamentale della Fondazione Banca del Monte di Foggia ha consentito la realizzazione di un recupero completo del dipinto, il cui restauro è stato seguito in tutte le fasi tecniche conservative ed estetiche dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di BAT e FG ( funzionario storico dell’arte Antonella Simonetti, restauratrice Maria Letizia De Bellis Vitti).

L’opera è stata analizzata per la prima volta nel 1994 da Mimma Pasculli Ferrara (Confraternite  arte e devozione in Puglia catalogo della mostra 1994, scheda III.29 pp.234 – 235), che vi individua la “sintesi elaborata di vari temi iconografici: la deposizione, pur rilevando la mancanza del Cristo morto, e l’esaltazione della Croce che campeggia al centro della composizione quasi un simbolo metafisico ed astratto in contrasto con le croci sghembe dei due ladroni. Ai piedi i due gruppi contrapposti di soldati in un groviglio di lance  e teste, cui fa da contraltare il gruppo delle Marie e quello dei soldati a sinistra che si giocano a sorte la tunica del Cristo”

L’iscrizione  in basso a sinistra, che è originale, indica tradizionalmente la data del manufatto, 1696.

L’affollata composizione, il cui recupero appena concluso  ha messo in evidenza particolari cromatici ed anatomici in precedenza poco visibili,  è dunque una mirabile fusione tra stilemi  seicenteschi di matrice classicista ed elementi tipici del colorismo veneto mediati da caratteristiche stilistiche di matrice romana.